Visto che in Italia mancano i nidi, le politiche di conciliazione famiglia lavoro sono scarse o non applicate, nella maggior parte di casi non esistono aiuti concreti per le mamme che lavorano, sembra che a fare la differenza in ambito familiare sia la figura del papà.
E' quanto emerge da un sondaggio on line lanciato dal gruppo "Maternità e Paternità" e sostenuto dal blog del Corriere della Sera "La 27 ora", sul quale c'è un articolo che sviluppa i risultati dell'inchiesta.
Non sto qui a riassumere dati e cifre, per quello vi invito a cliccare sul link dell'articolo.
E' solo che leggendo quanto scritto (la scoperta dell'acqua calda per la maggior parte delle mamme italiane), mi sono resa conto di quanto anche io rientro pienamente nel sondaggio, di quanto la mia posizione sia spaventosamente comune.
La maggior parte delle donne ritiene di essere responsabile dei figli più del partner, (che spesso non riesce ad avere il congedo di paternità). VERO.
La maggior parte delle donne è costretta a lasciare il lavoro, cambiarlo o ridurre l'orario dopo la prima gravidanza. VERO, E' SUCCESSO ANCHE A ME.
Una donna su due ha dovuto affrontare reazioni negative quando ha comunicato al datore di lavoro di essere incinta e il risultato è stato una penalizzazione della carriera. VERO, E' SUCCESSO ANCHE A ME.
Insomma, siamo così tremendamente uguali noi donne che abbiamo egoisticamente scelto di avere un figlio? Siamo delle pazze che pur di aver un frugoletto dentro casa andiamo incontro a penalizzazioni in ambito lavorativo, problemi economici e disagi vari (provate solo a girare in strada con una carrozzina)?
Perchè mettere al mondo un figlio deve essere considerata una scelta egoistica e non un bene per la nostra società?
C' è anche il rovescio della medaglia però. In questi mesi ho conosciuto sul web tantissime mamme, delle professioniste, che non accettano la penalizzazione a cui sono state ingiustamente sottoposte e si sono attivate, si sono unite in associazioni, hanno avviato imprese on line. Perchè in mancanza di aiuti esterni si fa da sole. Ci si inventa un lavoro adeguato non alle esigenze di una mamma, ma a quelle dei figli.
I bambini si ammalano, devono fare delle visite, sono contenti se i genitori li vanno a vedere alla recita scolastica. E tante altre cose. Se in Italia esistesse la flessibilità sul posto di lavoro ci sarebbero mamme più soddisfatte e quindi maggiormente produttive.
Una mamma lavora perchè è spinta da un bisogno economico (i figli costano) e anche da un bisogno personale: l'esigenza di sentirsi ancora una donna, parte attiva di questa società.
La chiave insomma è il papà. Avere un partner collaborativo è l'unico fattore che determina il cambiamento tra una mamma a tempo pieno per costrizione e una mamma lavoratrice per scelta.
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