domenica 24 giugno 2012

Invito a nozze

Quando decidi di andare ad un matrimonio portando dietro il neonato, in pratica stai sfidando la sorte. E' come un gioco d'azzardo: corri il rischio sapendo che non potrai MAI prevedere ciò che accadrà.
Anche se è il pargolo più buono del mondo.

Insomma, ieri, siamo andati a un matrimonio.
Il rito civile si è svolto in Campidoglio, ma io avevo già preavvertito la sposa che sarei andata direttamente al ricevimento per i seguenti motivi.

1. Arrivare in centro nella settimana più calda dell'anno con un bambino di 4 mesi che ancora prende il latte della mamma significa stressare lui che suda come se fosse all'equatore, la mamma che lo deve attaccare alla tetta per dissetarlo e farlo stare zitto, il papà che viene usato come valvola di sfogo.
2. Nella giornata di ieri a Roma si svolgeva anche il Gay Pride! Quindi: trova il percorso alternativo, allunga la strada, moltiplica gli effetti sopra descritti e prega di non trovarti con la macchina in mezzo al corteo (pensa se resti bloccato tra la gente che passa e il pargolo fa cacca).

(Ironia della sorte, ieri uno degli slogan del Gay Pride era "vogliamo tutto, abbiamo diritto al matrimonio").

Dopo diverso tempo...quanto non ricordo...mi sono truccata, vestita bene e udite udite ho metto i tacchi A SPILLO!!!! 
(Uomo ti non immagini il dolore...)

Siamo arrivati alla villa eleganti e felici. Io ero orgogliosa di mostrare il pargolo a chi ancora non lo aveva visto ed elargivo sorrisi a destra e a manca.

Diciamolo: abbiamo fatto la nostra porca figura.

Nel corso del buffet tutto è filato liscio a parte un breve intermezzo per il cambio di pannolino, ma ci stà, è come per il cambio gomme durante una corsa di formula 1.

Poi la cena. SEDUTI.
A quel punto abbiamo iniziato a fare i turni per tenerlo e mangiare in pace.

Poi è arrivata la SUA ora. Cioè quando si vuole addormentare.

Ho provato a uscire per trovare un pò di calma, ma una parte degli invitati ci ha seguiti in giardino e ha iniziato a ballare la macarena.
Quindi mi sono trasferita sul divanetto davanti alla porta del bagno e lì sono rimasta per le prime tre portate.
Quindi è arrivato LUI e mi ha detto quello che non volevo ammettere a me stessa: "non se pò fa".
Quindi, rassegnata, con le tette e i piedi doloranti, ho salutato gli sposi e siamo tornati a casa.
Passando con la carrozzina sul brecciolino del viale. Con le ruote che giravano a vuoto. E i tacchi a spillo. 


(Comunque, tanti, tanti auguri agli sposi!)






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