lunedì 23 dicembre 2013

Odore di antico

Una strada ormai dimenticata che porta ad un antico cancello che in un tempo passato era l'ingresso principale del monastero. Un frantoio, uno scriptorium con un alto soffitto a volta, un chiostro con delle piante di limoni, un corridoio di pietra talmente lungo che finisce nel buio. Odore di fresco, odore di mura antiche. E grotte e cunicoli sotto i miei piedi.

Questi che vi ho appena descritto sono dei luoghi riservati a pochi, anche se si trovano all'interno di una grande città come Roma. Non vi dirò dove sono, quindi non chiamatemi per chiederlo come spesso alcuni di voi fanno dopo i miei post. Non vi dirò nemmeno come ho fatto ad entrare. Vi dirò solo che ho avuto la fortuna e l'onore di accedere in un monastero di clausura. Solo negli ambienti iniziali, ovviamente, e solo per poco tempo. Un luogo che mai avrei immaginato potesse esistere, soprattutto in considerazione del punto geografico in cui si trova. 

Eppure i monaci sono lì, da secoli. 
E il tempo tra quelle mura di pietra sembra essersi fermato. 
L'impressione, per un'avida lettrice come me, è stata quella di entrare in uno dei libri che narrano la storia della costruzione di un'abbazia, come i Pilastri della terra di Ken Follett. 
Non voglio dire che tutto sembrava vecchio perchè c'è differenza tra vecchio e antico.
Antico ricorda un passato remoto, una cultura lontana dai nostri giorni, sia architettonica che figurativa. Antico è un mosaico, un marmo consumato per tutte le volte in cui è stato toccato.

Meraviglia.
Ci sono persone per le quali il mondo non esiste come noi lo conosciamo. Vivono tra di noi, eppure sono così distanti dal nostro consumismo, dai nostri affanni, dai nostri problemi. 
Macchine, caos, traffico, corse al lavoro, stress, feste da organizzare, vestiti che passano di moda...niente di tutto questo. 

Eppure luoghi come questo si trovano in tutta Roma.
Magari ci passiamo davanti senza saperlo, ma ci sono.

Guardandomi intorno, all'interno di quelle alte mura, mi balenava in testa un pensiero fisso: "chissà quanta gente è passata lì prima di me?". Mi sembrava di vederle quelle figure, camminare nei corridoi. Uomini con indosso vestiti del secolo scorso, e del secolo prima, e di quello prima ancora.
Cavalli anziché macchine.
Calzari anziché scarpe.
E quelle mura sempre uguali.


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