domenica 12 luglio 2015

Preoccupazioni inutili

In uno degli ultimi libri che ho letto la protagonista nello spiegare al suo compagno di avventure il comportamento di uno scienziato che tutti giudicavano un genio, ma anche un folle per via delle sue teorie, ha detto una cosa che mi ha colpito. 
E siccome credo che le cose vengano mai per caso, penso che questa frase sia arrivata a me nel momento giusto.


Il concetto era in sostanza questo: per semplificare la nostra vita il cervello umano mette in atto una serie di azioni a nostra difesa.
Ad esempio, preferiamo lamentarci e spesso avvelenarci per cose che in realtà non hanno una grande importanza, anche se le facciamo apparire come questioni di vita o di morte. Questo per evitare di porre la nostra attenzione su problemi ben più gravi che sarebbero davvero motivi validi per impazzire dalla preoccupazione. 
Del tipo: potrebbe diffondersi un'epidemia, oppure, in un paese poco distante c'è la guerra, ma io non riesco a pagare le bollette e mi avveleno per questo.

E' un pò quello che è successo durante la guerra fredda, quando parallelamente si è diffuso il consumismo sfrenato: ci si comprava di tutto per non pensare che si poteva morire da un giorno all'altro.

Io in questo periodo mi sono avvelenata parecchio per cose che non sono di vitale importanza, non solo per tutte le spese che precedono l'estate, ma anche per tutte le rogne burocratiche che devi superare per sopravvivere in questo strano mondo. 

Mi domando: perchè abbiamo costruito una società in cui passiamo la vita a fare cose inutili?
Quand'è che ci ricordiamo di vivere?
Belle parole sì, ma dietro c'è tanto nervosismo quando penso che ci sono periodi in cui non faccio altro che risolvere problemi burocratici e non ho tempo da dedicare alla mia famiglia e ci sono amici che ho nel cuore, ma che non riesco mai a vedere.

Arriva il momento in cui si deve staccare la spina in qualche modo.

Quindi me ne vado.

Come ogni anno, me ne vado a Formia, torno alle origini dove tutto è più calmo, almeno per me, dove non ho il telefono a casa, dove giro in ciabatte per strada senza pudore alcuno.
Almeno mi affaccio dalla finestra e vedo il mare.

Il relax non sarà forse completo, perchè parto portandomi dietro del lavoro da fare, ma il proposito (buono) di questa estate, e spero lo sia anche per dopo, è quello di non farmi vedere dai miei figli costantemente davanti ad uno schermo che sia del pc, del tablet o dello smatphone.
Invece di un'immagine virtuale voglio guardare quella reale e godermi un pò i miei bambini.

E, ameno per un pò, lascio agli altri le preoccupazioni inutili.















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