domenica 19 maggio 2013

E' nata!


Lei è carina, ma essendo io la mamma non potrei dire altrimenti. E' nata con due settimane di anticipo perchè il mio è stato un cesareo programmato a causa della sua posizione podalica e i cesarei programmati si fanno prima della scadenza della gestazione. 

Apro e chiudo parentesi. A tutte le donne che vogliono fare il cesareo perchè hanno paura delle contrazioni vorrei solo dire questo: sappiate che il cesareo non è un parto, è un'operazione. La ripresa è lenta e le controindicazioni sono diverse. Se temete il dolore del travaglio sappiate che lo sentirete nei giorni successivi all'operazione. Concludendo: se state per avere un bambino mettevi l'anima in pace, o prima o dopo vi tocca qualche doloretto.

Comunque dicevo, lei è carina e per essere nata in anticipo anche abbastanza grossa e lunga. Che detto così pare chissà cosa, ma parliamo sempre in rapporto ai neonati. Perchè a vederla sembra un polletto spennato con le gambette secche. 
Ha il naso come il mio, che poi è identico a quello dei fratelli, cioè a patata. 
Li ho fatti tutti uguali, è il  mio marchio di fabbrica.

Per il resto la trovo simile al papà, soprattutto nei colori: occhi e capelli sembrano simili.
Poi c'è il carattere. E' nata già signora perchè ha deciso che non voleva sforzarsi e si è seduta. Così è toccato a me fare il cesareo con tutti i suoi postumi, mentre lei è uscita fuori paciosa e rilassata.


Ma andiamo con ordine. Voglio farvi la cronistoria della giornata in cui è nata.
Tutto è iniziato con la mia panza. Che qui vedete rappresentata sopra le mie scarpette azzurre. Gli altri piedi sono di mia madre che per l'occasione scattava come una molla ad ogni stimolo acustico.

L'arrivo in ospedale è stato un pò traumatico a causa della mia notte insonne e dell'assenza del mio LUI che proprio la notte prima ha deciso di farsi travolgere e stravolgere dal dannatissimo virus allo stomaco che quest'anno l'ha benedetto non so quante volte.

Potete quindi immaginare il mio stato d'animo.

L'attesa è stata lunga. Fai l'accettazione, aspetta che fanno gli altri cesarei, ecc, ecc.
Alla fine sono entrata in sala operatoria verso le 12 e proprio un attimo prima che mi facessero l'anestesia è entrato un infermiere che mi ha detto che LUI ce l'aveva fatta. Era arrivato.
Con il cuore più sereno mi sono quindi stesa su quel lettino e la mia piccolina è nata alle 12:11.

Tralascio la narrazione del resto dell'operazione per non irritare gli animi e gli stomaci più sensibili.

Quando finalmente l'ho vista LUI era accanto a me e lei si è presentata avvolta in un telo verde.

Della giornata ricordo poco a causa degli antidolorifici forti che mi hanno somministrato. Non ricordo con chi ho parlato e con chi no. Mi scuso con tutti quelli a cui non ho risposto, abbiate pazienza.


Al San Camillo di Roma il reparto maternità è pieno di scritte e sappiate che dal 10 maggio c'è anche la nostra. Ma non cercatela in questa foto perchè è stata fatta successivamente. Tanto lì sono rassegnati, anche se imbiancano il muro dopo un pò è di nuovo come lo vedete.

La mia compagna di stanza era molto simpatica. Meno male. L'ultima volta stavo con una che in un precedente post avevo definito un ficus benjamin, tale era stato il suo livello di compagnia. La compagna di stanza è importante perchè almeno le prime 24 ore dopo il cesareo bisogna stare a letto, alimentate solo da flebo. 
Riuscite minimamente a immaginare i livelli di fame che una donna che allatta può raggiungere?

Quando finalmente ho ricevuto il mio primo pasto mi ci sono avventata come un avvoltoio: fettuccine al sugo, pollo, bieta, pane, philadelphia e mela.
Peccato che alla seconda forchettata di pasta l'inserviente è tornata indietro e mi ha portato via tutto visto che io dovevo mangiare in bianco e lei si era sbagliata.

Assassina!

Ho quindi vinto un brodo vegetale dal colore rossiccio con pastina scotta adagiata sul fondo che aveva il sapore della carta e la consistenza della gomma; purea di patate; n.06 micro polpette senza sapore e dulcis in fundo, MELA COTTA.

Se avessi avuto le forze, a quel punto l'assassina sarei stata io. E l'inserviente la mia vittima.

Il soggiorno in ospedale è stato scandito dai ritmi e dagli orari dettati dall'allattamento e dai vari passaggi degli infermieri. A cui aggiungerei anche la volta che tutto il reparto è stato svegliato dalla discussione sui turni di lavoro e su quel tipo che si è preso le ferie perchè la caposala ha sbagliato.
E quel paio di volte che è passato un infermiere che invece di camminare sbatteva i piedi. E aveva gli zoccoli. E mi fermo però potrei aggiungere altro.

Non vedevo l'ora di arrivare a casa. Di stare con la mia famiglia, di MANGIARE, di stare meglio.
Oggi, a una settimana dall'operazione sto in piedi, ma ancora non benissimo.
Mi muovo, ma ho addosso una pancera che mi sostiene che manco mia nonna penso abbia mai messo.
Ah femminilità!

Però sono a casa. E sono felice di tutto.
C'è lei, la gnappa, che da quando è arrivata ha già preso in mano la situazione.
Di giorno non piange, si lamenta come fosse un gattino. Di notte invece si trasforma in un'aquila reale...

Nella culla si lamenta, nel lettone dorme placida.
Un pò cediamo, un pò resistiamo. La battaglia è dura soprattutto per il fatto che ci metto un quarto d'ora ad alzarmi dal letto e di notte non è proprio il massimo fare su e giù. 
LUI che fa? Si sveglia, me la passa per farmela allattare, poi crolla in un sonno profondo. E quindi a volte lei rimane lì, in mezzo a noi, serena come non mai.

Non c'è niente da fare. E' proprio femmina.
Mi sa che questa ci mette in riga a tutti quanti.


2 commenti:

  1. Auguriiiii!!!! Che bel racconto....mi hai fatto venire in mente i miei parti....che dolci ricordi!!!
    E sono anche un po' invidiosa....della femmina!!! Ah quanto mi manca una bambina in casa!!!!

    RispondiElimina

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